No benzina, si elettrico: il paradosso della sinistra

No benzina, si elettrico: il paradosso della sinistra

I paladini dell’ecologico (Pd, M5S e Italia Viva) hanno dato voto favorevole per sostituire le auto a benzina e diesel con auto elettriche, a partire dal 2035. Ci troviamo nel mondo del paradosso e dell’antitetico, gli stessi che da tempo si palesano come “paladini dell’ecologico”, firmano a Strasburgo un decreto per abolire il fossile.

Cosa prevede il provvedimento?

In primo luogo la misura mira a contrastare il 100% di tutte le emissioni di CO2 entro il 1° gennaio 2035, questo non avverrà in maniera repentina, bensì graduale: i mezzi già in circolazione potranno continuare a farlo, il provvedimento si riferisce esclusivamente ai prodotti nuovi. Nel provvedimento si parla di transizione, a partire dal 2030 le case automobilistiche dovranno ridurre del 55% le emissioni di CO2, a partire dal 2026, invece, verrà valutata la possibilità di mantenere motori ibridi.

Quanto inquina un’auto elettrica?

Gli ecologisti di tutto il mondo fanno leva sul fatto che un auto elettrica inquini meno rispetto ad una a benzina o diesel, questo è vero se non si tiene conto dell’intero ciclo di vita del veicolo. Gli studi condotti da EPA (Environmental Protection Agency) hanno infatti dimostrato che le emissioni di gas serra di un auto elettrica sono di gran lunga inferiori  rispetto a quelle di un auto normale, ma se si guarda alla produzione delle e – car ci si rende conto che queste per funzionare necessitano di una batteria molto potente che richiede l’utilizzo di minerali rari, la cui estrazione è particolarmente inquinante. L’utilizzo dei materiali necessari per la produzione di un auto elettrica comporta un’alta produzione di CO2 e la scelta di Pd, M5S e Italia Viva, di sostituire l’elettrico al fossile, è un chiaro incentivo al made in china. La Cina è uno dei paesi più inquinanti al mondo, ogni anno muoiono circa 1,1 milioni di persone a causa dello smog e delle polveri sottili. Inoltre, le auto prodotte in Cina prevedono un’impronta carbonica superiore del  35% rispetto a quella di un auto prodotta in Europa.

di Lorenzo Muzi

 

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