Andrea Rocchelli: il martire di Slov”jans’k

Andrea Rocchelli: il martire di Slov”jans’k

In un momento storicamente così concitato, in cui la verità lascia spazio alla propaganda, il pragmatismo ad una presunta morale superiore e le contraddizioni alla narrazione a senso unico, ci tenevo a ricordare la vicenda di un nostro connazionale, un fotoreporter, morto in Ucraina qualche anno fa; una vicenda di cui pochi sono a conoscenza, a lungo taciuta e lasciata nel dimenticatoio. Andrea Rocchelli si trovava in Ucraina per documentare le condizioni dei civili durante la guerra del Donbass, assieme ad alcuni colleghi.

Rimase ucciso il pomeriggio del 24 maggio 2014 ad Andreevka, nelle vicinanze di Slov’’jans’k; stessa sorte toccò all’attivista per i diritti umani Andrej Mironov, mentre un loro collega francese e l’autista locale rimasero feriti. Furono bersagliati durante una sosta in prossimità di binari abbandonati, con armi da fuoco leggere e mortai. Proprio un colpo di mortaio, proveniente (come venne accertato in seguito) dalla collina in cui stazionavano le forze ucraine, uccise Andrea. Le autorità italiane si occuparono del caso, rivolgendo anche una rogatoria internazionale agli organi inquirenti ucraini, i quali però si mostrarono poco inclini alla collaborazione. William Roguelon, sopravvissuto all’attacco, confermerà l’ipotesi più accreditata: i colpi provenivano dalla collina Karachun, dove si trovavano le postazioni ucraine. Nel 2017 le autorità italiane arrestano Vitalij Markiv, mentre rientra in Italia.

Vitaly Markiv (MilanoToday)

All’epoca dei fatti era soldato semplice dell’esercito ucraino; possiede anche la cittadinanza italiana. Durante il processo viene accusato, tra le tante cose, di simpatie neonaziste; durante la sua detenzione elabora anche un piano di fuga, ma viene scoperto dalle autorità e trasferito in un altro carcere.

Uno strano evento si verifica nel corso del processo: nel 2019 la donna ucraina che fungeva da interprete rinuncia all’incarico e la difesa di Markiv prova ad approfittarne; un anno dopo, nel 2020, una testimone dichiarerà che la traduttrice era stata minacciata da qualcuno al telefono, in lingua ucraina; la richiesta era di ritrattare tutte le sue traduzioni. In primo grado Markiv viene condannato (assieme allo stato ucraino, ritenuto responsabile civile). Ma la sentenza viene ribaltata dalla Corte d’Assise di Milano, la quale, pur riconoscendo le forze armate ucraine colpevoli dell’omicidio del fotoreporter, assolve Markiv per insufficienza di prove, a causa di un vizio di forma processuale.

Nel dicembre 2021 la Corte di Cassazione conferma l’assoluzione, rigettando il ricorso. Da sottolineare in tutto ciò che, dopo l’arresto di Markiv, nel 2017 il gruppo di estema destra ucraino S14 organizza una protesta dinanzi all’ambasciata italiana a Kiev; quando Markiv viene condannato, è il turno invece del Corpo Nazionale, partito neonazista e diramazione politica del ben più noto Battaglione Azov; in ultimo, la “ciliegina” sulla torta: Rocchelli risultava essere schedato su un sito chiamato Myrotvorets, gestito niente di meno che, udite udite, dai servizi segreti ucraini. Sapete con che dicitura? “Liquidato”.

Battaglione Azov (Corriere.it)

La vicenda però non finisce qui: nel 2022 un’inchiesta porta a galla la testimonianza di un disertore dell’esercito ucraino, rifugiatosi in Europa, la quale non solo, con riferimento al tipo di arma utilizzata,  un mortaio 2B9 Vasilek, coincide con quella dei sopravvissuti; ma emerge da essa anche un’accusa diretta del disertore al suo superiore, comandante e deputato ucraino Mychajlo Zabrods’kyj, reo di aver riconosciuto il gruppo di civili nei pressi della ferrovia e di aver dato l’ordine di sparare con l’artiglieria per eliminarli.

Mortaio 2B9 (DreamsTime)

I parenti di quest’ultimo, proprio durante l’inchiesta, sarebbero stati avvicinati dalla polizia ucraina. Una vicenda torbida, oscura, priva di un vero finale; ho scelto di raccontarla per mantenere vivo il ricordo di Andrea, ma anche per sottolineare quanto sia disgustosa e fuori luogo la narrazione costantemente proposta in questi mesi, tesa a farci sentire come portatori di un qualche “dovere morale”, di un qualche obbligo verso questa guerra; una narrazione pronta ad esplicare la solita retorica del bene e del male, del bianco e nero, senza coglierne la minima sfumatura.

Vi dirò una cosa oggi che probabilmente vi farà scandalizzare, che forse nessun politico o giornalista avrà il coraggio di dirvi: tutto ciò che stiamo facendo è riconducibile solo ai nostri interessi strategici, geopolitici e militari, nulla di più. E d’altronde non può che essere così: altrimenti dovreste spiegarmi perché dovremmo prestare assistenza a un paese che non è né nella Nato né nell’UE e che ha inghiottito un nostro connazionale e impedito che la giustizia facesse il suo corso; perché in Italia gli isterici che gridano costantemente al ritorno del nazifascismo, oggi che hanno i neonazisti sotto il naso tacciono; perché quegli stessi isterici (Enrico Letta docet) che fino a ieri rimproveravano i polacchi e gli ungheresi per il loro modo di votare, oggi vorrebbero che una nazione del genere entrasse nell’UE; perché continuare a sostenere delle sanzioni che stanno danneggiando più la nostra economia nazionale (forse quella che più ne risente) che quella russa…..E tutta un’altra serie di perché che per essere elencati richiederebbero ore e ore di dibattito e di tempo; più di quello qui a disposizione.

E che dire poi del fatto che gli interessi che perseguiamo non sono neanche totalmente “nostri”? Ma che a noi piaccia di più accontentare soggetti terzi è risaputo; lo abbiamo fatto in Libia nel 2011, in Iraq nel 2003, per poco non lo facevamo anche in Siria… Ahimè, questo è il segno dei tempi: dall’Italia protagonista a Sigonella all’Italia stato-vassallo. E’ curioso che coloro che più ostentano il ricordo di Craxi, spesso sono gli artefici di tale decadenza. Hanno ragione: ci sono garofani che non appassiscono mai; ma i loro sono putridi e rinsecchiti. Come la nostra sovranità. Chissà se un giorno, in un sussulto di orgoglio, lo Stato italiano si ricorderà di Andrea e di come è passato a miglior vita.

E chissà se coloro che oggi sono troppo presi dai loro girotondi con le bandierine blu e gialle, che fino a ieri scendevano in piazza per il caso Regeni e chiedevano a gran voce la disintegrazione dell’Egitto, si renderanno conto dell’eterna incoerenza di cui si fanno portatori.

Chissà se un giorno svestiranno i panni degli esterofili e indosseranno quelli dei cives virtuosi e patriottici. Nell’attesa che questo miracolo si compia, non resta altro da fare se non ricordare.

 “Vita mortuorum in memoria est posita vivorum.”

 “La vita dei morti è riposta nella memoria dei vivi.”

(Marco Tullio Cicerone)

In ricordo di Andrea Rocchelli, contro ogni ipocrisia.

Antonio Troiano

 

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