Putin, il punto di non ritorno

Putin, il punto di non ritorno

AGGIORNAMENTO: Alle 4 del mattino italiane del 24 febbraio 2022, Vladimir Putin ha iniziato l’ invasione dell’ Ucraina. Il presidente russo ha lanciato una <<operazione militare speciale>>, un vero e proprio attacco ai danni ucraini. In diretta televisiva, Putin ha annunciato l’ autorizzazione ad operazioni militari intimando agli altri Paesi di non interferire in questa che appare una vera e propria blietzkrieg. Per i Paesi della Nato, dunque, non pare vi sia altra soluzione all’infuori delle sanzioni economiche. Come si è avuto modo di notare nell’ articolo di seguito, ciò che emerge da questa prova muscolare è la il braccio di ferro tra autocrazie orientali e democrazie occidentali. Proprio per tal motivo Putin dovrà affrontare a muso duro un avversario ben più temibile dei Paesi Nato, il suo popolo.
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Gelidi venti di guerra provengono dall’ Ucraina. Vladimir Putin, lo Zar del terzo millennio, ha proclamato lo scorso lunedì l’indipendenza delle due “Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk” ed ha inviato truppe nel Donbass al fine di <<assicurare la pace>>. L’escalation della crisi pare giunta ad un punto di non ritorno. L’invasione – perché di questo si è trattato- dell’Ucraina orientale è sembrata, ad ascoltare le parole del leader russo, una scelta cui non si poteva derogare. Nel momento in cui siamo, gli spiragli diplomatici si fanno sempre più remoti, le vie della diplomazia appaiono sempre meno percorribili e quindi agli Alleati si dischiude una sola possibilità, applicare sanzioni che fungano da deterrente per dissuadere Putin e scongiurare una sanguinosa guerra fratricida prima e mondiale poi. Ecco che arriva, come scrive l’Economist, una prima tranche di misure che implicano restrizioni alla vendita del debito russo, il congelamento dei beni degli oligarchi, dei loro figli, delle banche e dei parlamentari. Colpisce la decisione della Germania, continua il settimanale inglese, di sospendere il permesso del Nord Stream 2, gasdotto sottomarino che trasporta gas dalla Russia alla Germania. E’ complesso individuare le reali intenzioni di Putin. Anche gli opinionisti che affollano le colonne dei giornali, i talk show non dissimulano un certo disagio nell’avanzare commenti. Si avverte un palpabile disagio che si riduce ad una questione: siamo davanti ad un ardimentoso bluff montato ad arte oppure stiamo assistendo agli atti preparatori di una delle peggiori guerre degli ultimi anni? A questa domanda si può rispondere tutto ed il contrario di tutto. L’ unica, reale certezza è che gli autocrati, i dittatori, ebbri del loro potere assoluto ed illimitato, sono spesso preda di gesti schizofrenici, gesti omicidi che nel tempo si rivelano anche suicidi. “Sicuramente farei una sciocchezza” rispondeva il Divo Andreotti a chi gli chiedeva cosa avrebbe fatto se avesse potuto compiere un gesto di assoluta potenza. Sono convinto che Putin non sia né un folle né tantomeno uno sciocco ma- bisogna dirlo- il potere dà di matto e, spesso, induce a compiere le peggio scelleratezze. Putin, nei suoi discorsi, richiama la storia ma farebbe bene a non dimenticare che la storia è zeppa di ubriachi tiranni che sono stati rovesciati per le proprie pretese assolutistiche. La storia russa, in particolare, ci insegna che quando il popolo stanco, sfiancato si solleva poco possono fare (o poco fanno) gli eserciti che proteggono il tiranno. Il popolo, quindi l’esercito, è disposto ad obbedire ad un tiranno fintantoché avverte come sagge le scelte di quest’ultimo, fintantoché le condizioni economiche risultano quantomeno sostenibili. Quando, tuttavia, si esacerba l’impoverimento, la povertà e l’indigenza risultano intollerabili nessun uomo, ad eccezione dei pochi stolti fanatici, sarebbero disposti a seguire il dittatore fino alla morte. Nel caso di gravose sanzioni imposte dall’Occidente, il popolo russo potrebbe, nel lungo periodo, diventare il peggior nemico di Vladimir Putin. L’ occidentalizzato popolo russo non avverte la necessità di questa guerra (civile), è ben consapevole del fatto che l’economia russa stia crescendo e combattere in questo determinato momento storico appare una scelta folle, immotivata, suicida. A maggior ragione se si pensa che questa guerra potrebbe diventare nucleare. Putin, invero, vorrebbe imporre al mondo occidentale il modello russo di democrazia, la democrazia illiberale, una democrazia che rappresenta di fatto l’abnegazione della democrazia. E’ convinto che il modello di democrazia occidentale abbia fatto il proprio tempo e debba essere soppiantato. Bisogna ammettere che la nostra democrazia è una forma di governo imperfetta ma è la migliore che sia mai stata immaginata, escogitata, applicata. Son più di due mila anni che se ne cerca una alternativa ma essa sta ancora in piedi, ritta, invincibile ed invitta. La democrazia liberale, agli inizi del ventesimo secolo, era in crisi eppure, contro la minaccia incombente delle dittature nazifasciste e comuniste, ha ripreso vigore e si è rafforzata. E’ ciò che accadrà anche stavolta con Putin. I popoli anelano alla libertà, bramano la democrazia. L’occidente con la sua cultura, i suoi costumi, le sue abitudini ha rappresentato e rappresenta un sogno per milioni di persone di tutto il mondo. Lo Zar pensa di poter frustrare e di piegare la democrazia occidentale ma questa vicenda potrà determinare il suo tramonto politico e, con lui, l’eclissi del suo modello di democrazia.

Francesco Di Palma

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